Non c'è un tempo prestabilito, di solito non avviene il primo giorno del parto.
Possono passere due o tre giorni, come anche una settimana o dieci giorni.
Per essere sicure che arrivi la montata lattea è buono fare due cose:
-Non scoraggiarsi se non esce abbastanza latte nei primi giorni.
-Attaccare il bebè il più possibile!
Una mamma che ha appena partorito è molto sensibile e ansiosa, e potrebbe essere normale che si preoccupi nel vedere il seno rimanere "asciutto".
Senza farsi prendere da ansie inutili, attaccare il neonato possibilmente subito dopo il parto, sempre che mamma e figlio stiano fisicamente bene.
Anche dopo un taglio cesareo, appena la mamma si riprende dall'anestesia, magari facendosi aiutare da qualcuno (la ferita potrebbe limitare i movimenti per prendere in braccio il bebè), può attaccare il proprio bimbo senza nessuna controindicazione.
I primi giorni dal parto uscirà dal seno il colostro, è un "latte" più denso e appiccicoso.
L'arrivo della montata lattea, quando il seno diventa turgido e gonfio, non è identico per tutte le mamme, e non è identico nemmeno per tutti i parti.
Al mio primo figlio, ho avuto una montata lattea da manuale, al terzo giorno, il seno mi si è gonfiato e perdevo latte in abbondanza.
Per la seconda figlia è arrivata persino prima, pensavo fosse così anche dopo il terzo parto, il terzo giorno aspettavo di sentirmi il seno teso, invece nulla, il seno mi si è riempito poco per volta in maniera più graduale, quasi non mi sono accorta di aver avuto la montata lattea.
Quindi, allattate senza ansie, il più possibile e facendovi aiutare in caso di incertezze sull'attaccamento del bimbo al seno.
Ci son cose, emozioni, sensazioni, stati d'animo, gioie, disagi, paure, che appartengono alle mamme e che solo con altre mamme si possono condividere avendo la certezza di essere comprese.
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venerdì 22 gennaio 2010
domenica 10 gennaio 2010
Come aiutare in maniera pratica una neomamma.
Una donna che ha appena partorito, ha un grande bisogno di aiuto, sia pratico che morale.
Appena si torna a casa dopo il parto, non si è proprio nel pieno delle forze e i compiti che prima si svolgevano con routine, diventano qualcosa di faticoso e pesante.
La stanchezza fisica prende il sopravento e rifare il letto la mattina non è più una cosa scontata...
In molti lo sanno ed ecco che alcuni si offrono chiedono:
"SE hai bisogno di aiuto chiamami"
Questa frase è una di quelle che più mi fa storcere il naso se riferita ad una neomamma.
Non so bene perchè, ma è difficilissimo che una neomamma vada in giro a chiedere aiuto pratico... a me è capitato di non farlo... e so che è capitato anche ad altre neomamme.
Non dico che sia giusto rifiutare un'aiuto, ma tant'è!
Io abito in Piemonte, mentre i miei parenti (tutti, sia genitori che suoceri) abitano in Sardegna.
Qui abbiamo un discreto numero di amici.
Tra gli amici "giovani" siamo stati i primi ad avere figli, mentre gli amici "maturi" hanno figli della nostra età.
Io non me la son mai sentita di chiamare nessuno di loro per farmi dare una mano.
Pensavo che loro avessero già i loro impegni e che non era il caso di chiamarli per... per cosa??
Per farmi lavare i piatti? O aiutarmi a rifare il letto?
Io che fino ad allora ero riuscita a fare tutto da sola, mi trovavo in imbarazzo a chiedere aiuto e poi "le altre ci riescono, penseranno che sia una scansafatiche"
Ecco, il giudizio, ciò che avrebbero pensato di me per una richiesta così sciocca mi faceva desistere dal chiamare qualcuno,
Ma non era solo la paura del giudizio, era anche il fatto che è avvilente chiamare qualcuno per farsi lavare i piatti.
Ogni volta che incontravo qualcuno che mi chiedeva "Se hai bisogno chiamami"
io rispondevo sfoderando un sorriso "Sei gentile, ma riesco"
RIESCO??!! Sapevo benissimo che era una menzogna, ingannavo gli altri, ma ingannavo pure me stessa e per un attimo mi illudevo fosse vero, poi tornavo a casa e mi accorgevo che non c'erano solo i piatti da lavare o i letti da fare, c'era un vero e proprio macello e io volevo, cercavo di sistemare, ma puntualmente il mio bimbo piangeva e io ero stanca e mi sentivo avvilita e sconfitta perchè non riuscivo a sistemar casa
Il mio bimbo è cresciuto, e io mi son "abituata" al caos anche se non ci convivevo molto volentieri.
Parlando con altre mamme, ho scoperto di non essere sola, che il disordine e il non riuscire a far nulla è comune a moltissime neomamme (e non solo neo).
E allora ho cominciato a domandarmi: "ma se in molte non riusciamo... e di certo in molte riceviamo la stessa offerta di aiuto da parte di conoscenti, è evidente che in molte rifiutiamo quell' aiuto... senò sarebbe ovvio non lamentarsi del problema"
I conti non mi tornavano, c'era qualcosa che non andava in coloro che offrivano aiuto.
Lasciamo stare chi non ha figli e non può sapere cosa significhi essere mamma, ma chi mamma lo è, aveva di certo passato la mia stessa situazione, sapeva cosa significava avere un bimbo piccolo e non riuscire nemmeno a farsi una doccia in santa pace.
Ma allora, perchè cavolo mi si chiedeva SE avevo bisogno di aiuto?
Avrebbero dovuto saperlo che AVEVO bisogno di aiuto!
Con l'arrivo della seconda bimba il disordine era pauroso, e le persone che continuavano a chiedermi SE avevo bisogno di aiuto c'erano ancora.... la cosa mi dava alquanto fastidio!!
Ho provato a mettere da parte il mio orgoglio e due volte ho chiesto aiuto come mi era stato proposto...risultato..una volta la persona non era disponibile ed un'altra volta dovevo lasciarle il mio bimbo ma lui non ne voleva sapere così ho fatto tutto con figlio al seguito, come avevo sempre fatto.
Però, questo ostacolo mi ha insegnato una cosa...che le mamme di bimbi piccoli, hanno un gran bisogno di aiuto!
Infatti, appena ho potuto, mi son resa utile ad una mia amica divenuta mamma da poco.
Ecco come ho fatto io... l'ho fatto pensando a come avrei voluto che facessero con me.
Qualche giorno prima ho chiamato la mia amica e le ho detto che sarei andata a trovarla per aiutarla, non le ho chiesto se potevo, perchè so che mi avrebbe risposto che non aveva bisogno, mi sono solo accertata che fosse stata in casa al mio arrivo.
Mentre il più grande era alla materna, io ho preso la mia piccolina e sono saltata sull'autobus per andar fino a casa sua.
Le ho portato un pranzo già cucinato, era solo da riscaldare.
Ho portato anche una scatola di biscotti e abbiamo preso un te, perchè penso che un the o un caffè siano una mini pausa relax che da neomamme è difficile concedersi quando si è sole.
Mentre chiacchieravamo dell'essera mamme, ho adocchiato la lavatrice e come immaginavo era carica di bucato da stendere (quante volte ho rilavato il bucato dopo tre giorni che rimaneva umido in lavatrice perchè non ero riuscita a stenderlo!!) e così le ho steso la biancheria.
L'ho aiutata a rifare il letto... difficile pure quello da fare quando si è sole e con un bimbo frignante.
L'ho aiutata a piegare un pò di bucato e a sistemare l'armadio nel quale riporlo.
Abbiamo fatto tutto mentre si parlava del più e del meno, badando ai bimbi a vicenda, quasi come fosse piacevole fare i lavori di casa.
Sono andata via felice, sapendo di aver fatto felice una mamma avendola sollevata da un pò di impegni proprio come avrei voluto che accadesse con me.
Non è così complicato aiutare una mamma se si parte dal presupposto che una mamma HA bisogno di aiuto.
Quando si vede una persona annaspare nell'acqua, mica le si chiede "mi scusi, lei che stà affogando, ha mica bisogno di aiuto?"
Ecco, una mamma con bimbi piccoli è una persona che si è avventurata in acque alte senza saper nuotare bene.
Non c'è bisogno di chiederle se ha bisogno di aiuto, la si aiuta e basta!
Ora ho tre figli, e qualcuno che mi chiede se ho bisogno di aiuto c'è ancora... forse pensano che sia figlia di wonder woman O_O
Qualcuno invece non si osa chiedere se ho bisogno e si limita a dire "ma come fai??"
Mica ci va una scienza a capire che NON faccio... non riesco a far tutto... son sola, come potrei fa tutto??
Ma ormai mi ci sono abituata, sia al disordine che al sentirmi dire certe cose.
Ma non mi abituerò mai al fatto che ci son mamme che hanno bisogno, non potrò mai essere indifferente a questo problema e lo sento un mio dovere dare una mano ad una mamma con bimbi piccoli!
Appena si torna a casa dopo il parto, non si è proprio nel pieno delle forze e i compiti che prima si svolgevano con routine, diventano qualcosa di faticoso e pesante.
La stanchezza fisica prende il sopravento e rifare il letto la mattina non è più una cosa scontata...
In molti lo sanno ed ecco che alcuni si offrono chiedono:
"SE hai bisogno di aiuto chiamami"
Questa frase è una di quelle che più mi fa storcere il naso se riferita ad una neomamma.
Non so bene perchè, ma è difficilissimo che una neomamma vada in giro a chiedere aiuto pratico... a me è capitato di non farlo... e so che è capitato anche ad altre neomamme.
Non dico che sia giusto rifiutare un'aiuto, ma tant'è!
Io abito in Piemonte, mentre i miei parenti (tutti, sia genitori che suoceri) abitano in Sardegna.
Qui abbiamo un discreto numero di amici.
Tra gli amici "giovani" siamo stati i primi ad avere figli, mentre gli amici "maturi" hanno figli della nostra età.
Io non me la son mai sentita di chiamare nessuno di loro per farmi dare una mano.
Pensavo che loro avessero già i loro impegni e che non era il caso di chiamarli per... per cosa??
Per farmi lavare i piatti? O aiutarmi a rifare il letto?
Io che fino ad allora ero riuscita a fare tutto da sola, mi trovavo in imbarazzo a chiedere aiuto e poi "le altre ci riescono, penseranno che sia una scansafatiche"
Ecco, il giudizio, ciò che avrebbero pensato di me per una richiesta così sciocca mi faceva desistere dal chiamare qualcuno,
Ma non era solo la paura del giudizio, era anche il fatto che è avvilente chiamare qualcuno per farsi lavare i piatti.
Ogni volta che incontravo qualcuno che mi chiedeva "Se hai bisogno chiamami"
io rispondevo sfoderando un sorriso "Sei gentile, ma riesco"
RIESCO??!! Sapevo benissimo che era una menzogna, ingannavo gli altri, ma ingannavo pure me stessa e per un attimo mi illudevo fosse vero, poi tornavo a casa e mi accorgevo che non c'erano solo i piatti da lavare o i letti da fare, c'era un vero e proprio macello e io volevo, cercavo di sistemare, ma puntualmente il mio bimbo piangeva e io ero stanca e mi sentivo avvilita e sconfitta perchè non riuscivo a sistemar casa
Il mio bimbo è cresciuto, e io mi son "abituata" al caos anche se non ci convivevo molto volentieri.
Parlando con altre mamme, ho scoperto di non essere sola, che il disordine e il non riuscire a far nulla è comune a moltissime neomamme (e non solo neo).
E allora ho cominciato a domandarmi: "ma se in molte non riusciamo... e di certo in molte riceviamo la stessa offerta di aiuto da parte di conoscenti, è evidente che in molte rifiutiamo quell' aiuto... senò sarebbe ovvio non lamentarsi del problema"
I conti non mi tornavano, c'era qualcosa che non andava in coloro che offrivano aiuto.
Lasciamo stare chi non ha figli e non può sapere cosa significhi essere mamma, ma chi mamma lo è, aveva di certo passato la mia stessa situazione, sapeva cosa significava avere un bimbo piccolo e non riuscire nemmeno a farsi una doccia in santa pace.
Ma allora, perchè cavolo mi si chiedeva SE avevo bisogno di aiuto?
Avrebbero dovuto saperlo che AVEVO bisogno di aiuto!
Con l'arrivo della seconda bimba il disordine era pauroso, e le persone che continuavano a chiedermi SE avevo bisogno di aiuto c'erano ancora.... la cosa mi dava alquanto fastidio!!
Ho provato a mettere da parte il mio orgoglio e due volte ho chiesto aiuto come mi era stato proposto...risultato..una volta la persona non era disponibile ed un'altra volta dovevo lasciarle il mio bimbo ma lui non ne voleva sapere così ho fatto tutto con figlio al seguito, come avevo sempre fatto.
Però, questo ostacolo mi ha insegnato una cosa...che le mamme di bimbi piccoli, hanno un gran bisogno di aiuto!
Infatti, appena ho potuto, mi son resa utile ad una mia amica divenuta mamma da poco.
Ecco come ho fatto io... l'ho fatto pensando a come avrei voluto che facessero con me.
Qualche giorno prima ho chiamato la mia amica e le ho detto che sarei andata a trovarla per aiutarla, non le ho chiesto se potevo, perchè so che mi avrebbe risposto che non aveva bisogno, mi sono solo accertata che fosse stata in casa al mio arrivo.
Mentre il più grande era alla materna, io ho preso la mia piccolina e sono saltata sull'autobus per andar fino a casa sua.
Le ho portato un pranzo già cucinato, era solo da riscaldare.
Ho portato anche una scatola di biscotti e abbiamo preso un te, perchè penso che un the o un caffè siano una mini pausa relax che da neomamme è difficile concedersi quando si è sole.
Mentre chiacchieravamo dell'essera mamme, ho adocchiato la lavatrice e come immaginavo era carica di bucato da stendere (quante volte ho rilavato il bucato dopo tre giorni che rimaneva umido in lavatrice perchè non ero riuscita a stenderlo!!) e così le ho steso la biancheria.
L'ho aiutata a rifare il letto... difficile pure quello da fare quando si è sole e con un bimbo frignante.
L'ho aiutata a piegare un pò di bucato e a sistemare l'armadio nel quale riporlo.
Abbiamo fatto tutto mentre si parlava del più e del meno, badando ai bimbi a vicenda, quasi come fosse piacevole fare i lavori di casa.
Sono andata via felice, sapendo di aver fatto felice una mamma avendola sollevata da un pò di impegni proprio come avrei voluto che accadesse con me.
Non è così complicato aiutare una mamma se si parte dal presupposto che una mamma HA bisogno di aiuto.
Quando si vede una persona annaspare nell'acqua, mica le si chiede "mi scusi, lei che stà affogando, ha mica bisogno di aiuto?"
Ecco, una mamma con bimbi piccoli è una persona che si è avventurata in acque alte senza saper nuotare bene.
Non c'è bisogno di chiederle se ha bisogno di aiuto, la si aiuta e basta!
Ora ho tre figli, e qualcuno che mi chiede se ho bisogno di aiuto c'è ancora... forse pensano che sia figlia di wonder woman O_O
Qualcuno invece non si osa chiedere se ho bisogno e si limita a dire "ma come fai??"
Mica ci va una scienza a capire che NON faccio... non riesco a far tutto... son sola, come potrei fa tutto??
Ma ormai mi ci sono abituata, sia al disordine che al sentirmi dire certe cose.
Ma non mi abituerò mai al fatto che ci son mamme che hanno bisogno, non potrò mai essere indifferente a questo problema e lo sento un mio dovere dare una mano ad una mamma con bimbi piccoli!
lunedì 4 gennaio 2010
N figli/difficoltà :una proporzione inversa
Quando le persone sanno quanti figli ho, fanno delle osservazioni che variano da "oh mamma, io impazzisco con uno!" a "complimenti per il coraggio" a "ma come fai con tre !!??(con tanto di occhi sbarrati)"
Io sono del parere che la proporzione tra figli e le difficoltà che essi comportano sia inversa
Più figli si hanno, meno difficoltà si affrontano.
Ovvero: Il primo figlio è più difficoltoso del secondo.
Il primo figlio mi ha stravolto la vita,
la seconda è arriva quando la vita era già stravolta, quindi non ho notato molto la differenza,
e la terza è arriva che ormai ero completamente andata, quindi non mi sono accorta di nulla!
Ma, scherzi a parte, ecco il mio serio ragionamento su quanto penso.
Mentre ero incinta del primo figlio, dormivo 12 ore a notte più due ore per il pisolino pomeridiano.
Uscivo quando ne avevo voglia mettendoci un attimo a prepararmi.
A volte non prendevo nemmeno la borsetta, mettevo il portafoglio e le chiavi in tasca e...via!
Facevo lunghi bagni rilassanti quando mi pareva.
Delle volte non cucinavo e mangiavo il pranzo al volo magari mentre ero fuori per commissioni.
Con l'arrivo di M. improvvisamente, senza avere il tempo di abituarmi, dormivo si e no mezz'ora consecutiva, sommando tutte queste mezz'ore, dormivo tre ore a notte.
Di giorno evitavo di dormire per poter fare le faccende di casa mentre il bimbo dormiva anche se regolarmente si svegliava e non mi faceva combinare nulla e quando avevo sonno e avrei riposato volentieri approfittando del riposino di M., era invece la volta che M. non voleva dormire.
E si sa che il poco riposo influenza negativamente sulle funzioni nervose.
Le uscite son diventate più difficoltose, per preparare sia me che M. ci mettevo mezz'ora in più, se c'era vento, pioggia, neve o troppo sole, evitavo di uscire col piccolo e quando uscivo era una costante scordarmi qualcosa a casa e ricordarmene dopo aver fatto tre piani col passeggino in spalla.
La cosa che non potevo permettermi di scordarmi era la "valigia" con tutto l'occorrente per il cambio del bebè
Per farmi una doccia in santa pace dovevo aspettare il rientro a casa di mio marito.
E quando ho cominciato a svezzare il bimbo, non potevo permettermi di mangiare per strada.
Quando è arrivata N., due anni dopo M., ormai ero abituata a non dormire più di tre ore a notte, infatti M. ha continuato a svegliarsi la notte per ciucciare il seno, e anche mentre ero incinta di N. si svegliava più volte a notte.
Il giorno non provavo nemmeno a fare il pisolino (ci avevo rinunciato quasi del tutto)
Quando uscivo, la borsa del cambio era una sola per tutti e due e quasi sempre pronta.
Se i fratellini si intratenevano l'un l'altro, potevo persino concedermi una pipì senza la compagnia.
I pranzi a casa ormai erano diventati un'abitudine, quindi nessuno sconvolgimento rispetto a quando avevo un solo figlio.
E poi N. era abituata a dormire da sola...io dovevo ancora star dietro a M.
N. ha imparato da sola un sacco di cose, sollevandomi da parecchie difficoltà
Quando è arrivata S., i fratelloni andavano già a scuola (M. in prima e N.l'ultimo anno di materna)
la notte ero abituata a non dormire benissimo (N. ha dormito nel lettone con noi fino a che non è nata S.)
Sapevo già un sacco di cose e essere mamma per la terza volta, anche se i figli son tutti diversi, è stato decisamente più semplice.
Le uscite a 4 (io e i bimbi) sono abbastanza caotiche ma le cose che mi scordo non sono maggiori delle cose che scordavo quando uscivo sola con il primo figlio.
Posso persino farmi una doccia lasciando la piccola con i fratelloni, che anche se sono tremendi, non posso negare che mi diano una mano...quando ne hanno voglia :-P
I cambiamenti subiti tra la gravidanza e il primo figlio, sono nettamente maggiorni dei cambiamenti subiti tra l'avere già due figli e l'arrivo della terza.
Ricapitolando: il primo figlio è più traumatico del terzo.
Si potrebbe dire che ci vuole più bravura a star dietro al primo figlio che al terzo ;-)
Io sono del parere che la proporzione tra figli e le difficoltà che essi comportano sia inversa
Più figli si hanno, meno difficoltà si affrontano.
Ovvero: Il primo figlio è più difficoltoso del secondo.
Il primo figlio mi ha stravolto la vita,
la seconda è arriva quando la vita era già stravolta, quindi non ho notato molto la differenza,
e la terza è arriva che ormai ero completamente andata, quindi non mi sono accorta di nulla!
Ma, scherzi a parte, ecco il mio serio ragionamento su quanto penso.
Mentre ero incinta del primo figlio, dormivo 12 ore a notte più due ore per il pisolino pomeridiano.
Uscivo quando ne avevo voglia mettendoci un attimo a prepararmi.
A volte non prendevo nemmeno la borsetta, mettevo il portafoglio e le chiavi in tasca e...via!
Facevo lunghi bagni rilassanti quando mi pareva.
Delle volte non cucinavo e mangiavo il pranzo al volo magari mentre ero fuori per commissioni.
Con l'arrivo di M. improvvisamente, senza avere il tempo di abituarmi, dormivo si e no mezz'ora consecutiva, sommando tutte queste mezz'ore, dormivo tre ore a notte.
Di giorno evitavo di dormire per poter fare le faccende di casa mentre il bimbo dormiva anche se regolarmente si svegliava e non mi faceva combinare nulla e quando avevo sonno e avrei riposato volentieri approfittando del riposino di M., era invece la volta che M. non voleva dormire.
E si sa che il poco riposo influenza negativamente sulle funzioni nervose.
Le uscite son diventate più difficoltose, per preparare sia me che M. ci mettevo mezz'ora in più, se c'era vento, pioggia, neve o troppo sole, evitavo di uscire col piccolo e quando uscivo era una costante scordarmi qualcosa a casa e ricordarmene dopo aver fatto tre piani col passeggino in spalla.
La cosa che non potevo permettermi di scordarmi era la "valigia" con tutto l'occorrente per il cambio del bebè
Per farmi una doccia in santa pace dovevo aspettare il rientro a casa di mio marito.
E quando ho cominciato a svezzare il bimbo, non potevo permettermi di mangiare per strada.
Quando è arrivata N., due anni dopo M., ormai ero abituata a non dormire più di tre ore a notte, infatti M. ha continuato a svegliarsi la notte per ciucciare il seno, e anche mentre ero incinta di N. si svegliava più volte a notte.
Il giorno non provavo nemmeno a fare il pisolino (ci avevo rinunciato quasi del tutto)
Quando uscivo, la borsa del cambio era una sola per tutti e due e quasi sempre pronta.
Se i fratellini si intratenevano l'un l'altro, potevo persino concedermi una pipì senza la compagnia.
I pranzi a casa ormai erano diventati un'abitudine, quindi nessuno sconvolgimento rispetto a quando avevo un solo figlio.
E poi N. era abituata a dormire da sola...io dovevo ancora star dietro a M.
N. ha imparato da sola un sacco di cose, sollevandomi da parecchie difficoltà
Quando è arrivata S., i fratelloni andavano già a scuola (M. in prima e N.l'ultimo anno di materna)
la notte ero abituata a non dormire benissimo (N. ha dormito nel lettone con noi fino a che non è nata S.)
Sapevo già un sacco di cose e essere mamma per la terza volta, anche se i figli son tutti diversi, è stato decisamente più semplice.
Le uscite a 4 (io e i bimbi) sono abbastanza caotiche ma le cose che mi scordo non sono maggiori delle cose che scordavo quando uscivo sola con il primo figlio.
Posso persino farmi una doccia lasciando la piccola con i fratelloni, che anche se sono tremendi, non posso negare che mi diano una mano...quando ne hanno voglia :-P
I cambiamenti subiti tra la gravidanza e il primo figlio, sono nettamente maggiorni dei cambiamenti subiti tra l'avere già due figli e l'arrivo della terza.
Ricapitolando: il primo figlio è più traumatico del terzo.
Si potrebbe dire che ci vuole più bravura a star dietro al primo figlio che al terzo ;-)
mercoledì 30 dicembre 2009
Un mese e mezzo di sacrifici ricompensati
Prima che nascesse M. pregavo quasi tutti i giorni chiedendo tre cose: che mio marito fosse in casa al momento delle contrazioni, che potessi fare un parto naturale (non cesareo) e che potessi allattare al seno il mio bimbo.
... il Signore mi rispose positivamente...
I primi sintomi del travaglio li ebbi alle 2 del mattino quando mio marito era in casa, il parto è stato naturale, senza complicazione alcuna e... "sembrava" che fossi riuscita ad avviare un buon allattamento.
Dopo il parto infatti andai in camera col mio bimbo e lo attaccai subito al seno, lui ciucciava tanto, anche se non ero molto convinta delle fossette che facevano le sue guance mentre poppava.
Ricordavo che al corso preparto ci avevano detto che, se le guance del bimbo fanno le fossette durante l'allattamento, significa che non è attaccato bene e non stà succhiando correttamente.
Passarono due infermiere per vedere se tutto procedeva bene, una disse "in effetti fa le fossette, ma sento che deglutisce, quindi è tutto ok" la collega le diede ragione e io, mamma inesperta, mi fidai del loro giudizio.
Il primo giorno passò, M. dormiva tanto e quando non dormiva piangeva.
Il secondo giorno mi arrivò la montata lattea, pareva che il seno mi scoppiasse, perdevo latte da tutte le parti, M. continuava a ciucciare sempre facendo le fossette nelle guance e a dormire sempre di più.
Il terzo giorno ero felice, non vedevo l'ora di tornare a casa, mi visitarono e tutto era ok, poi visitarono il bimbo, era tutto a posto tranne una cosa, aveva perso troppo peso, più del 10% che rientra nella normalità.
L'unico motivo di una così importante perdita di peso era dovuto al fatto che non aveva mai mangiato.
Mi crollò il mondo addosso, non sapevo che dire al dottore che mi aveva riferito questo.
Ma come, le infermiere mi avevano detto che era tutto ok, che ciucciava bene, che deglutiva, io perdevo latte in abbondanza (sintomo che di latte ne avevo davvero tanto) e allora?
Come era possibile che non aveva mangiato in tre giorni?
Scoprimmo che il mio bimbo, prima di attaccarsi al seno, tirava su la lingua attaccandola al palato, chiudendo completamente la gola e impedendo la deglutizione del latte.
Lui, piccola stellina mia,muoveva la bocca per ciucciare e grazie a questo ha stimolato il seno e mi è arrivata la montata, ma allo stesso tempo con la lingua si faceva un tappo che gli impediva di ingoiare il latte che usciva dal seno.
Ecco anche spiegato il motivo del tanto suo dormire, si era indebolito tantissimo e non aveva le forze di star sveglio, a posteriori so che il troppo sonno è un bruttissimo sintomo, ma in ospedale mai nessuno se n'era accorto!
Ovviamente quel giorno non fummo rimandati a casa e, capito il problema, cercammo di trovare una soluzione.
Inizialmente mi tiravo il latte e lo davo con il biberon, poi scoprimmo che con il paracapezzolo il bimbo riusciva ad attaccarsi e a mangiare, così il giorno seguente mi mandarono a casa con questo escamotage.
Comprammo subito i paracapezzoli e arrivati a casa... cominciò l'odissea.
Quando M. ciucciava, il paracapezzolo si riempiva di latte che lo rendeva scivoloso e spostandosi complicava la suzione, il bimbo piangeva e io mi impanicavo.
Ho provato ad allattarlo col paracapezzolo pochissime volte (che miscelate alla stanchezza sembravano infinite).
Anche gli ormoni hanno fatto il loro bel lavoro e dopo la terza prova di allattamento con paracapezzolo fallita, ho pensato "mollo tutto e compro il latte artificiale".
Poi, in un attimo di coraggio, ripensando alla mia preghiera, mi son ripresa e ho deciso di tirarmi il latte e di darlo con il biberon.
Non è stato per nulla facile, le prime volte riuscivo a tirarmi a mala pena 20 gr di latte, infatti comprai del latte artificiale per ovviare all'insufficienza di latte materno.
Tiravo il latte ad ogni momento, prima dell'ora della poppata, dopo la poppata, e appena avevo un attimo di tempo, tutto questo per poter avere sempre più latte materno anzi che quello artificiale da dare al mio bimbo.
Appena rientrata a casa dall'ospedale e accortami della difficoltà nell'allattare, contattai le puericultrici dell'ospedale del mio paese (o meglio, fui contattata da loro...ma questa è un'altra storia che presto condividerò)
Loro si resero subito super disponibili, e visto che non potevano venire a casa mia per assistermi tutte le volte che allattavo , andavo io tre volte al giorno da loro.
Ci volevano tre persone per attaccare il mio bimbo al seno: io lo tenevo in braccio, una puericultrice gli abbassava la lingua e l'altra stringendomi in seno lo porgeva al bimbo.
Ovviamente io non avevo due persone a disposizione che a casa facessero altrettanto, quindi mi accontentavo di allattarlo al seno quando andavo in ospedale e con il biberon di latte materno quando stavo a casa.
Andai in ospedale circa una settimana, poi la stanchezza e il freddo (era dicembre inoltrato) mi fecero pensare che ero destinata a tirarmi il latte finchè avrei voluto allattare, perchè non potevo continuare ad andare in ospedale tre volte al giorno.
Ma la cosa era alquanto scomoda,
non potevo, o meglio, non me la sentivo di andare fuori casa per troppo tempo perchè dovevo portarmi a presso tutto l'occorrente per la poppata: tiralatte, biberon, latte artificiale, termos dell'acqua, e se dovevo dar da mangiare al bimbo dovevo tirarmi il latte prima e dopo la poppata, insomma: era una cosa alquanto scomoda!
Col tempo la quantità di latte che riuscivo a tirare aumentava, ma non era mai sufficiente per soddisfare un'intera poppata, infatti in casa avevo sempre del latte artificiale.
Qualcuno ha tentato di scoraggiarmi dicendomi che se continuavo a tirarmi il latte con il tiralatte, presto mi sarebbe andato via.
Non capisco perchè la gente dice queste cose, forse trova gusto nel far deprimere ancora di più una povera neomamma già piena di incertezze.
Io proprio non lo concepisco...eppure anche questa persona ha avuto figli piccoli...forse si era scordata di come si sente una neomamma a pochi giorni dal parto!
Ecco, non scordiamoci mai di ciò che abbiamo passato o di ciò che passeremo, quelle difficoltà son le stesse che passeranno altre mamme, la nostra esperienza può essere un prezioso aiuto per un'altra mamma.
Comunque quella persona aveva torto marcio, perchè il tiralatte stimola tanto quanto la suzione naturale e il latte aumentava ogni giorno di più ma...
.. probabilmente, non avevo un ottimo tiralatte, ora in commercio ve ne sono di eccellenti e, tira oggi, tira domani, dopo un mese e mezzo di tiralatte, una notte mi svegliai febricitante, un dotto mi si era ingorgato e il seno mi faceva un male pazzesco, solo a sfiorarlo vedevo le stelle.
Non ci pensai su troppo e andai in ospedale, dopo un controllo e la prescrizione di antibiotico e pomata antinfiammatoria, mi dissero, "Non puoi continuare a tirarti il latte, potrebbe nuovamente ingorgarsi un dotto e trovarti punto e a capo...devi attaccare il bimbo!"
"facile a dirsi" pensai! E con un nodo in gola tornai a casa e nel tragitto dall'ospedale a casa pensai:
"Signore, avevo chiesto di poter allattare al seno mio figlio... perchè tutto questo?"
Rientrai a casa e moggia moggia riferii a mio marito quanto mi avevano detto.
Intanto si era fatta ora di dar da mangiare al bimbo, che fare??
Non potevo tirare il latte, mi avevano detto di attaccarlo al seno..."Proviamoci" pensai
Col seno dolorante, presi in braccio M. e lo attaccai...ricordo due cose, il dolore assurdo al seno...e M. che ciucciava felice.
Si era attaccato!
Non potevo crederci, sembrava la cosa più semplice e ovvia del mondo.
Ringrazia il Signore!!
Forse il bimbo era più grande, forse il biberon gli aveva corretto la postura della lingua, molto probabilmente il Signore aveva ascoltato la mia preghiera,
stà di fatto che M. ciucciava che una meraviglia... e ha continuato a farlo per quasi un anno e mezzo!
Questa "avventura" mi ha insegnato tanto, e quello che ho imparato voglio condividerlo con tutte voi che avete difficoltà nell'allattamento.
Non arrendetevi al primo ostacolo!! Allattare è possibile!
... il Signore mi rispose positivamente...
I primi sintomi del travaglio li ebbi alle 2 del mattino quando mio marito era in casa, il parto è stato naturale, senza complicazione alcuna e... "sembrava" che fossi riuscita ad avviare un buon allattamento.
Dopo il parto infatti andai in camera col mio bimbo e lo attaccai subito al seno, lui ciucciava tanto, anche se non ero molto convinta delle fossette che facevano le sue guance mentre poppava.
Ricordavo che al corso preparto ci avevano detto che, se le guance del bimbo fanno le fossette durante l'allattamento, significa che non è attaccato bene e non stà succhiando correttamente.
Passarono due infermiere per vedere se tutto procedeva bene, una disse "in effetti fa le fossette, ma sento che deglutisce, quindi è tutto ok" la collega le diede ragione e io, mamma inesperta, mi fidai del loro giudizio.
Il primo giorno passò, M. dormiva tanto e quando non dormiva piangeva.
Il secondo giorno mi arrivò la montata lattea, pareva che il seno mi scoppiasse, perdevo latte da tutte le parti, M. continuava a ciucciare sempre facendo le fossette nelle guance e a dormire sempre di più.
Il terzo giorno ero felice, non vedevo l'ora di tornare a casa, mi visitarono e tutto era ok, poi visitarono il bimbo, era tutto a posto tranne una cosa, aveva perso troppo peso, più del 10% che rientra nella normalità.
L'unico motivo di una così importante perdita di peso era dovuto al fatto che non aveva mai mangiato.
Mi crollò il mondo addosso, non sapevo che dire al dottore che mi aveva riferito questo.
Ma come, le infermiere mi avevano detto che era tutto ok, che ciucciava bene, che deglutiva, io perdevo latte in abbondanza (sintomo che di latte ne avevo davvero tanto) e allora?
Come era possibile che non aveva mangiato in tre giorni?
Scoprimmo che il mio bimbo, prima di attaccarsi al seno, tirava su la lingua attaccandola al palato, chiudendo completamente la gola e impedendo la deglutizione del latte.
Lui, piccola stellina mia,muoveva la bocca per ciucciare e grazie a questo ha stimolato il seno e mi è arrivata la montata, ma allo stesso tempo con la lingua si faceva un tappo che gli impediva di ingoiare il latte che usciva dal seno.
Ecco anche spiegato il motivo del tanto suo dormire, si era indebolito tantissimo e non aveva le forze di star sveglio, a posteriori so che il troppo sonno è un bruttissimo sintomo, ma in ospedale mai nessuno se n'era accorto!
Ovviamente quel giorno non fummo rimandati a casa e, capito il problema, cercammo di trovare una soluzione.
Inizialmente mi tiravo il latte e lo davo con il biberon, poi scoprimmo che con il paracapezzolo il bimbo riusciva ad attaccarsi e a mangiare, così il giorno seguente mi mandarono a casa con questo escamotage.
Comprammo subito i paracapezzoli e arrivati a casa... cominciò l'odissea.
Quando M. ciucciava, il paracapezzolo si riempiva di latte che lo rendeva scivoloso e spostandosi complicava la suzione, il bimbo piangeva e io mi impanicavo.
Ho provato ad allattarlo col paracapezzolo pochissime volte (che miscelate alla stanchezza sembravano infinite).
Anche gli ormoni hanno fatto il loro bel lavoro e dopo la terza prova di allattamento con paracapezzolo fallita, ho pensato "mollo tutto e compro il latte artificiale".
Poi, in un attimo di coraggio, ripensando alla mia preghiera, mi son ripresa e ho deciso di tirarmi il latte e di darlo con il biberon.
Non è stato per nulla facile, le prime volte riuscivo a tirarmi a mala pena 20 gr di latte, infatti comprai del latte artificiale per ovviare all'insufficienza di latte materno.
Tiravo il latte ad ogni momento, prima dell'ora della poppata, dopo la poppata, e appena avevo un attimo di tempo, tutto questo per poter avere sempre più latte materno anzi che quello artificiale da dare al mio bimbo.
Appena rientrata a casa dall'ospedale e accortami della difficoltà nell'allattare, contattai le puericultrici dell'ospedale del mio paese (o meglio, fui contattata da loro...ma questa è un'altra storia che presto condividerò)
Loro si resero subito super disponibili, e visto che non potevano venire a casa mia per assistermi tutte le volte che allattavo , andavo io tre volte al giorno da loro.
Ci volevano tre persone per attaccare il mio bimbo al seno: io lo tenevo in braccio, una puericultrice gli abbassava la lingua e l'altra stringendomi in seno lo porgeva al bimbo.
Ovviamente io non avevo due persone a disposizione che a casa facessero altrettanto, quindi mi accontentavo di allattarlo al seno quando andavo in ospedale e con il biberon di latte materno quando stavo a casa.
Andai in ospedale circa una settimana, poi la stanchezza e il freddo (era dicembre inoltrato) mi fecero pensare che ero destinata a tirarmi il latte finchè avrei voluto allattare, perchè non potevo continuare ad andare in ospedale tre volte al giorno.
Ma la cosa era alquanto scomoda,
non potevo, o meglio, non me la sentivo di andare fuori casa per troppo tempo perchè dovevo portarmi a presso tutto l'occorrente per la poppata: tiralatte, biberon, latte artificiale, termos dell'acqua, e se dovevo dar da mangiare al bimbo dovevo tirarmi il latte prima e dopo la poppata, insomma: era una cosa alquanto scomoda!
Col tempo la quantità di latte che riuscivo a tirare aumentava, ma non era mai sufficiente per soddisfare un'intera poppata, infatti in casa avevo sempre del latte artificiale.
Qualcuno ha tentato di scoraggiarmi dicendomi che se continuavo a tirarmi il latte con il tiralatte, presto mi sarebbe andato via.
Non capisco perchè la gente dice queste cose, forse trova gusto nel far deprimere ancora di più una povera neomamma già piena di incertezze.
Io proprio non lo concepisco...eppure anche questa persona ha avuto figli piccoli...forse si era scordata di come si sente una neomamma a pochi giorni dal parto!
Ecco, non scordiamoci mai di ciò che abbiamo passato o di ciò che passeremo, quelle difficoltà son le stesse che passeranno altre mamme, la nostra esperienza può essere un prezioso aiuto per un'altra mamma.
Comunque quella persona aveva torto marcio, perchè il tiralatte stimola tanto quanto la suzione naturale e il latte aumentava ogni giorno di più ma...
.. probabilmente, non avevo un ottimo tiralatte, ora in commercio ve ne sono di eccellenti e, tira oggi, tira domani, dopo un mese e mezzo di tiralatte, una notte mi svegliai febricitante, un dotto mi si era ingorgato e il seno mi faceva un male pazzesco, solo a sfiorarlo vedevo le stelle.
Non ci pensai su troppo e andai in ospedale, dopo un controllo e la prescrizione di antibiotico e pomata antinfiammatoria, mi dissero, "Non puoi continuare a tirarti il latte, potrebbe nuovamente ingorgarsi un dotto e trovarti punto e a capo...devi attaccare il bimbo!"
"facile a dirsi" pensai! E con un nodo in gola tornai a casa e nel tragitto dall'ospedale a casa pensai:
"Signore, avevo chiesto di poter allattare al seno mio figlio... perchè tutto questo?"
Rientrai a casa e moggia moggia riferii a mio marito quanto mi avevano detto.
Intanto si era fatta ora di dar da mangiare al bimbo, che fare??
Non potevo tirare il latte, mi avevano detto di attaccarlo al seno..."Proviamoci" pensai
Col seno dolorante, presi in braccio M. e lo attaccai...ricordo due cose, il dolore assurdo al seno...e M. che ciucciava felice.
Si era attaccato!
Non potevo crederci, sembrava la cosa più semplice e ovvia del mondo.
Ringrazia il Signore!!
Forse il bimbo era più grande, forse il biberon gli aveva corretto la postura della lingua, molto probabilmente il Signore aveva ascoltato la mia preghiera,
stà di fatto che M. ciucciava che una meraviglia... e ha continuato a farlo per quasi un anno e mezzo!
Questa "avventura" mi ha insegnato tanto, e quello che ho imparato voglio condividerlo con tutte voi che avete difficoltà nell'allattamento.
Non arrendetevi al primo ostacolo!! Allattare è possibile!
lunedì 28 dicembre 2009
Diventare mamma
Gironzolando per il web, mi è capitato di leggere su un blog "Ci si sente mamma quando ancora il bimbo è nel proprio grembo"
Per me non è stato così (ovviamente mi riferisco alla prima gravidanza).
Ma forse è dovuto al fatto che io realizzo le cose con notevole ritardo e finchè il bebè stava nel mio grembo, non mi pareva nemmeno di essere incinta, a parte il fiatone e le fitte "la sotto" vivevo una vita normalissima.
Al settimo mese, puntuale come un orologgio svizzero, preparai il borsone per l'ospedale, mi venne pure la "sindrome del nido", così riordinai tutta casa e lavai e stirai tutto il corredino per il bebè in arrivo.
Mi sentivo pronta a diventare mamma....insomma... pronta.... mica tanto... o meglio, pronta a giorni alterni, c'erano giorni che avrei partorito seduta stante e altri giorni che pensavo "ma non si può rimandare tutto ad un'altra vita??" nulla di strano, erano solo i tipici cambi d'umore di una normale donna incinta.
Poi arrivò il fatidico giorno, la sera avevamo fatto il giro dell'ikea(consiglio a tutte le gestanti che hanno superato la ddp di farlo) e la notte, verso le 2 del mattino un gorgoglio mi fece svegliare, mi alzai e gocciolò qualcosa, presumo fosse il tappo mucoso.
Bisbigliai a mio marito che era arrivato il momento, andai in bagno a sistemarmi, mi misi anche le lenti a contatto, tornai in camera e... mio marito ronfava, lo svegliai e mi rispose "pensavo non fosse urgente"
Vabbè, capito che forse era il caso di andare, prendemmo tutto l'occorrente e avvisai mia madre che stavamo andando in ospedale, lei si trovava a casa mia, era venuta per darmi una mano in occasione dell'arrivo del bebè (io abito in Piemonte lei in Sardegna).
Mio marito aveva deciso di assistere al parto, quindi non ritenevo opportuna la presenza di mia madre in ospedale.
Arrivammo in ospedale, mi visitarono e durante la visita si ruppero le acque, ma la dilatazione non era sufficiente così mi misero in una sala con un elasticone attorno al pancione che monitorava i battiti del bimbo, detto appunto monitoraggio.
Era notte fonda(lo era per me, che per tutta la gravidanza mi ero alzata alle dieci del mattino) e io avevo un sonno tremendo, le contrazioni erano leggerissime, sembravano minuti interminabili.
Mio marito riprendeva ogni cosa con la telecamera nuova acquistata per l'occasione.
Non sono una persona puntigliosa, quindi non ho idea di quanto tempo abbia passato seduta su quella poltrona per il monitoraggio, stà di fatto che dopo parecchio tempo mi portarono in stanza, mi coricai e cominciarono ad aumentarmi le contrazioni, inizialmente sopportabili, poi divennero insopportabili, mi visitarono di nuovo e decisero di portarmi in sala parto, a questo punto penso che fosse già mattina inoltrata.
I dolori erano così forti, e probabilmente la testolina del bimbo si era già incanalata, che le gambe non mi reggevano più, e per fare 20 metri, dalla sala visite alla sala parto, mi feci portare sulla sedia a rotelle!
Arrivata nella sala parto un'infermiera disse a mio marito di fami dei massaggi nella schiena per alleviarmi il dolore e mentre lo diceva mi faceva i massaggi mostrando così a mio marito come farli.
Appena l'infermiera si allontanò uscendo dalla sala, guardai mio marito e quasi ringhiando gli dissi "Non toccarmi"
In quel momento non sopportavo nulla, ne che mi toccassero ne che mi parlassero.
Arrivò l'ostetrica, salii sul lettino e li.... cominciò il "gioco".
Non amo descrivere minuziosamente il momento del parto, infatti impedii a mio marito di riprendermi con la telecamera, la trovo una cosa inutile, qual'è quella donna che vuol rivedere il proprio parto?! Non è certo un filmino stile matrimonio in cui si invitano gli amici a casa per mostrare il filmato tra un sorso di aranciata e un salatino!
Posso solo dire che le contrazioni erano momenti così intensi, nei quali impegnavo tutta me stessa che, tra una contrazione e l'altra, quasi mi assopivo per riprendere briciole di energie.
... e dopo un'ora di spinte, ecco che alle h 12.50 nasce M., un bimbetto di 3660 gr
Chiesero a mio marito se voleva tagliare il cordone ombelicale, cosa che lui fece orgolgiosamente chiedendo al ginecologo di riprendere l'evento... questo glielo permisi :-)
Mi misero il bimbo sul petto e accarezzando la sua testina umida dissi "ciao piccolino, è colpa mia" riferendomi alla sua testolina allungata per via del "troppo tempo" che era rimasto incanalato prima di uscire.
Avevo un bimbo tra le braccia, avevo il MIO bimbo tra le braccia, ma ancora non mi era chiaro. Per nove mesi l' avevo avuto in grembo, l'avevo immaginato, l'avevo sognato gli avevo parlato, ma averlo tra le braccia era tutta un'altra cosa, allo stesso tempo bella e "strana".
Non mi sentivo ancora mamma anche se sapevo di esserlo.
Lo portarono via per lavarlo, mio marito con la scusa di riprenderlo durante il bagnetto, non lo mollava di vista un attimo... aveva il terrore che potesse essere scambiato con un altro bimbo, cosa impossibile visto che è spiccicato a lui :-P
Intanto in sala parto mi diedero qualche punto poi, andammo tutti in camera
lo attaccai subito al seno, ero stanchissima ma serena.
Ero una mamma! Ero una mamma? Si, ero mamma!
Non so esattamente quando ho cominciato a sentirmi realmente mamma, so solo che mi ci sono ritrovata volentieri.
Per me non è stato così (ovviamente mi riferisco alla prima gravidanza).
Ma forse è dovuto al fatto che io realizzo le cose con notevole ritardo e finchè il bebè stava nel mio grembo, non mi pareva nemmeno di essere incinta, a parte il fiatone e le fitte "la sotto" vivevo una vita normalissima.
Al settimo mese, puntuale come un orologgio svizzero, preparai il borsone per l'ospedale, mi venne pure la "sindrome del nido", così riordinai tutta casa e lavai e stirai tutto il corredino per il bebè in arrivo.
Mi sentivo pronta a diventare mamma....insomma... pronta.... mica tanto... o meglio, pronta a giorni alterni, c'erano giorni che avrei partorito seduta stante e altri giorni che pensavo "ma non si può rimandare tutto ad un'altra vita??" nulla di strano, erano solo i tipici cambi d'umore di una normale donna incinta.
Poi arrivò il fatidico giorno, la sera avevamo fatto il giro dell'ikea(consiglio a tutte le gestanti che hanno superato la ddp di farlo) e la notte, verso le 2 del mattino un gorgoglio mi fece svegliare, mi alzai e gocciolò qualcosa, presumo fosse il tappo mucoso.
Bisbigliai a mio marito che era arrivato il momento, andai in bagno a sistemarmi, mi misi anche le lenti a contatto, tornai in camera e... mio marito ronfava, lo svegliai e mi rispose "pensavo non fosse urgente"
Vabbè, capito che forse era il caso di andare, prendemmo tutto l'occorrente e avvisai mia madre che stavamo andando in ospedale, lei si trovava a casa mia, era venuta per darmi una mano in occasione dell'arrivo del bebè (io abito in Piemonte lei in Sardegna).
Mio marito aveva deciso di assistere al parto, quindi non ritenevo opportuna la presenza di mia madre in ospedale.
Arrivammo in ospedale, mi visitarono e durante la visita si ruppero le acque, ma la dilatazione non era sufficiente così mi misero in una sala con un elasticone attorno al pancione che monitorava i battiti del bimbo, detto appunto monitoraggio.
Era notte fonda(lo era per me, che per tutta la gravidanza mi ero alzata alle dieci del mattino) e io avevo un sonno tremendo, le contrazioni erano leggerissime, sembravano minuti interminabili.
Mio marito riprendeva ogni cosa con la telecamera nuova acquistata per l'occasione.
Non sono una persona puntigliosa, quindi non ho idea di quanto tempo abbia passato seduta su quella poltrona per il monitoraggio, stà di fatto che dopo parecchio tempo mi portarono in stanza, mi coricai e cominciarono ad aumentarmi le contrazioni, inizialmente sopportabili, poi divennero insopportabili, mi visitarono di nuovo e decisero di portarmi in sala parto, a questo punto penso che fosse già mattina inoltrata.
I dolori erano così forti, e probabilmente la testolina del bimbo si era già incanalata, che le gambe non mi reggevano più, e per fare 20 metri, dalla sala visite alla sala parto, mi feci portare sulla sedia a rotelle!
Arrivata nella sala parto un'infermiera disse a mio marito di fami dei massaggi nella schiena per alleviarmi il dolore e mentre lo diceva mi faceva i massaggi mostrando così a mio marito come farli.
Appena l'infermiera si allontanò uscendo dalla sala, guardai mio marito e quasi ringhiando gli dissi "Non toccarmi"
In quel momento non sopportavo nulla, ne che mi toccassero ne che mi parlassero.
Arrivò l'ostetrica, salii sul lettino e li.... cominciò il "gioco".
Non amo descrivere minuziosamente il momento del parto, infatti impedii a mio marito di riprendermi con la telecamera, la trovo una cosa inutile, qual'è quella donna che vuol rivedere il proprio parto?! Non è certo un filmino stile matrimonio in cui si invitano gli amici a casa per mostrare il filmato tra un sorso di aranciata e un salatino!
Posso solo dire che le contrazioni erano momenti così intensi, nei quali impegnavo tutta me stessa che, tra una contrazione e l'altra, quasi mi assopivo per riprendere briciole di energie.
... e dopo un'ora di spinte, ecco che alle h 12.50 nasce M., un bimbetto di 3660 gr
Chiesero a mio marito se voleva tagliare il cordone ombelicale, cosa che lui fece orgolgiosamente chiedendo al ginecologo di riprendere l'evento... questo glielo permisi :-)
Mi misero il bimbo sul petto e accarezzando la sua testina umida dissi "ciao piccolino, è colpa mia" riferendomi alla sua testolina allungata per via del "troppo tempo" che era rimasto incanalato prima di uscire.
Avevo un bimbo tra le braccia, avevo il MIO bimbo tra le braccia, ma ancora non mi era chiaro. Per nove mesi l' avevo avuto in grembo, l'avevo immaginato, l'avevo sognato gli avevo parlato, ma averlo tra le braccia era tutta un'altra cosa, allo stesso tempo bella e "strana".
Non mi sentivo ancora mamma anche se sapevo di esserlo.
Lo portarono via per lavarlo, mio marito con la scusa di riprenderlo durante il bagnetto, non lo mollava di vista un attimo... aveva il terrore che potesse essere scambiato con un altro bimbo, cosa impossibile visto che è spiccicato a lui :-P
Intanto in sala parto mi diedero qualche punto poi, andammo tutti in camera
lo attaccai subito al seno, ero stanchissima ma serena.
Ero una mamma! Ero una mamma? Si, ero mamma!
Non so esattamente quando ho cominciato a sentirmi realmente mamma, so solo che mi ci sono ritrovata volentieri.
qui si parla di
gravidanza,
parto,
primo figlio
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